Zapatero, un Premier con la licenza di uccidere.

“Los africanos”, al tiro a segno nei villaggi vacanze di Ceuta e Melilla,
Non so in quanti abbiamo letto: “Zapatero, Un socialismo gentile”, il libro di Ettore Siniscalchi. Da quelle pagine esce un’idea della Spagna e della sua guida politica, condizionata dal senso gioioso e giocoso che abbiamo di questa terra nel nostro immaginario. Garantisco, non è così. Come accoglierebbe l’opinione pubblica italiana l’idea di essere governata da un autocrate gentile, che non ha dotato il suo paese di una legge contro il fascismo, che non riesce a debellare i separatisti, che compiono un paio di attentati ogni anno, che trucida animali nell’arena per vezzo e diletto medioevale, che gestisce i centri di accoglienza in modo da far sembrare Guantanamo un centro di ospitalità salesiana. Che spara all’interno dei propri confini ai clandestini, totalizzando con grazia e gentilezza, cinque morti e un centinaio di feriti, nel 2005. Hanno ragione le intellighenzie iberiche ad indignarsi, noi non ci limitiamo come loro a sparare sulle “bagnarole” in mare aperto, noi abbiamo addirittura il coraggio di fare una legge, che permetta di espellere le persone indesiderate, che entrano nel nostro paese di frodo, senza casa e senza lavoro, con buona possibilità di delinquere per mantenersi.
Visto che “el Primero de’espana” si è recato a Strasburgo, per spiegare alla comunità europea il senso delle accuse rivolte dal suo vicepremier, la signora Maria Teresa De La Vega, al governo italiano, non si sarà certo dimenticato di spiegare perchè la Spagna sia l’unico paese europeo ad avere un muro di confine sorvegliato da guardie armate, visto che quello di Berlino è caduto nel secolo scorso.