Anna Maria Franzoni, e se avesse ragione lei.
Del caso Cogne se ne è parlato oltre alla nausea. Si sono succeduti con maglioncini colorati e giacche in tweed, “esperti onniscienti” che hanno seppellito i fatti con accumuli di chiacchiere e commenti, sostenuti da chissà quale investitura.
E se i mostri da sbattere in prima pagina fossero proprio i media?
Due giovani e coraggiose giornaliste Valentina Magrin e Fabiana Muceli ,
hanno raccolto le tante “obiezioni” trascurate, e guidate dall’abilità di un esperto in materia come Paolo Cucchiarelli, hanno ripreso in mano la storia dal principio, cercando di dare voce a quello che si definisce l’elemento “stonato” di un fatto di cronaca: il piedistallo del dubbio.
Non è necessario essere specialisti in materia penale per capire che qualcosa non quadra,
nessuna prova certa e troppi elementi non chiari, l’arma del delitto e l’ora dell’aggressione su tutti.
Da quel fatidico 20 gennaio 2002, sono passati sei anni, ed in questo lungo periodo si sono formate tre fazioni, quella dei colpevolisti, quella degli innocentisti e quella più corposa dei sostenitori del dubbio.
Si condanna solo “oltre ogni ragionevole dubbio”, se siamo ancora in uno stato di diritto.
L’unica nota lieve è legata alla ricollocazione dell’avvocato Taormina, crollato dopo l’allontanamento dai Franzoni. Trombato alle elezioni, vittima della bufala di George Clooney e come incarico retribuito gli è rimasta la difesa d’ufficio (quindi non richiesta) della Roma Calcio al processo di Biscardi. La prossima stagione potrebbe entrare nel collegio giudicante di Forum, ma ha già dichiarato che Santi Licheri non è un giudice sereno, e che Roma non è la sede adeguata. Motivi pregiudiziali.