Nudi contro. Per protestare si spogliano.

Ho fatto questa domanda al Prof. Vittorio Sgarbi, a mio giudizio tra i massimi esperti di storia dell’immagine e di estetica in genere, ho parlato con la dott.ssa Patrizia Marzola, psicologa ed esperta del linguaggio del corpo, ma la loro spiegazione pur professionale e qualificata, non mi ha dato la risposta che cercavo.
Da qualche tempo assistiamo a questa nuova forma di protesta, che come osservatore trovo piacevole, ma allo stesso tempo non ne colgo il messaggio. Una volta per opporsi si occupavano le scuole o le fabbriche, si facevano i picchetti, si minacciava e spesso si è arrivati a superare i limiti della legalità. Adesso ci si leva le mutande.
L’ultimo in ordine di tempo è lo spogliarello degli ambientalisti a Madrid.
Prima di loro in ogni parte del mondo si sono spogliati per la pace, per la giustizia, contro la violenza, per la libertà, hanno manifestato gli studenti, i contadini, i pensionati, i vigili del fuoco, i commessi, le modelle, per tutti lo stesso messaggio: “la nudità casta fa paura, a chi ha rinnegato la natura”.
Non credo si tratti della semplice ricerca dello scandalo, e neppure quello di esternare con il disagio della nudità un malessere più grande. Ci deve essere un messaggio sottotraccia che qualcuno prima o poi mi spiegherà.
Sarà un fenomeno che fa sorridere, ma è un messaggio globale, che usano i ribelli di tutto il mondo, forse il primo vero linguaggio universale.
Se quest’estate vi capiterà di arrivare in spiaggia e troverete tutte le persone nude, non è detto che siate capitati in un campo nudisti, potrebbe essere una manifestazione di protesta.