Aprire un’azienda con un click. Era una promessa.
Che fine ha fatto il portatore di questa magica cometa, l’eletto in senso cerebrale, che si è fatto promotore dell’ennesima iniziativa burla, come burla sono tutte le iniziative dei ciarlatani, che nel periodo preelettorale si prostrano con promesse di ogni tipo alla platea televisiva. Se i libri “la Casta” e “La nuova casta” ci hanno fatto tremare le mani dalla voglia di menare schiaffoni, per alzare ancora le pulsazioni è bene dare uno sguardo a “Volevo solo lavorare. Siamo tutti precari…ecc” e “Volevo solo vendere la pizza…” nobile iniziativa di un giornalista che prova a diventare imprenditore, Luigi Furini.
L’unico click che ci viene in mente è quello del revolver, visto che l’Italia risulta essere all’82° posto, dopo il Kazakhistan, la Serbia, la Giordania e la Colombia nella classifica stilata dalla Banca Mondiale, tra i paesi in cui è semplice aprire un’azienda, per effetto della nostra infernale burocrazia.
Non va meglio a chi si trova senza lavoro a quarantacinque o cinquant’anni, ex manager che fanno i baristi o i baby sitter. Impiegati vittime del mobbing e costretti a scegliere tra antidepressivi, ansiolitici e Viagra. Dirigenti disoccupati che si tingono i capelli prima di un colloquio di lavoro. Fusioni bancarie che provocano migliaia di esuberi per gli over 50.
Non c’è che dire, aprire un’attività o trovare un lavoro sembra la scelta tra due inevitabili sciagure.
L’elettore italiano può solo ballottarsi tra un candidato che ti tartassa come il pesto nel mortaio con gabelle e balzelli, ed uno che pensa solo ed esclusivamente ai fatti suoi.
L’Italia s’è desta.
2008-06-18