Nel nome del popolo italiano

Speriamo che l’inchiesta della magistratura abruzzese non sia frutto di un teorema, ma di una certezza, limpida e senza difetto. Se tra sei mesi si scoprisse che il presidente regionale Ottaviano Del Turco è soltanto colpevolino e non colpevole, o che il suo accusatore ha aderito all’iniziativa giudiziaria contro la giunta, per coprire qualche altro suo problema, sarebbe la dimostrazione che il paese non si trova in emergenza giustizia, ma direttamente al “si salvi chi può”.
Non so chi vuole delegittimare la magistratura, ma so per certo che alcuni inquirenti, hanno aperto inchieste poi rivelatesi inconsistenti, delegittimando tutti i cittadini italiani e anche quei magistrati che non si sono mai aggrappati a teorie persecutorie, per ottenere qualche spicciolo di notorietà.
Il semplice cittadino non riesce a comprendere come sia possibile che non esistano pesi e contrappesi, per valutare le diverse posizioni delle persone incriminate;
la stessa procura di Pescara ha lasciato in circolazione un pregiudicato che aveva compiuto decine di omicidi, e ha incarcerato un incensurato che, se dimostrato, ha commesso un reato di corruzione amministrativa. Non era meglio trattenere la prima e cercare di interdire dai pubblici uffici la seconda?
Quante iniziative si sono dimostrate infondate?
Può esistere una parte che nessuno può contraddire, indipendente e fuori controllo, che quando decide si muove e travolge tutto e tutti?
La formula che usano i giudici al momento della sentenza è: “Nel nome del popolo italiano”. Bene, è esattamente questo che devono fare.