Alitaliate. La compagnia non decolla più

Ognuno combatte con le proprie armi. Penso che i piloti si siano spinti oltre il limite del lecito, continuando ad interpretare l’offerta della Cai come una trattativa mentre era l’unica offerta utile per evitare il fallimento. Detto questo, accusare i piloti, e più precisamente il comandante Fabio Berti, che parla a nome dell’Anpac, di creare allarmismo gratuito, mi sembra di semplificare i termini del problema Alitalia. E’ necessario fare un passo in avanti per capire che tutte le minacce sono strumentali, se il gruppo della famosa cordata si ritira e fa mancare i soldi, non fa altro che usare l’arma più efficace a sua disposizione. Dall’altra parte per riequilibrare la contesa rispondono minacciando con la sicurezza del volo, che è l’arma più valida di cui dispongono. Il pilota non si sogna nemmeno di decollare se i parametri di sicurezza non sono rispettati, visto che sull’apparecchio ci si siede pure lui. L’unica domanda che si deve porre a questi signori non riguarda la sicurezza dei voli, che a mio modo di vedere non è in discussione, ma se ha senso continuare questo scontro
suicida, quando ormai è chiaro che l’unica alternativa al fallimento sia la firma dell’accordo quadro proposto dalla Cai. Non è più tempo di pesare le parole ed i sofismi politichesi, domani la compagnia aerea verrà privata del permesso di volo, inizierà la seconda fase della procedura fallimentare, e l’unico che ne avrà un vantaggio sarà Airone, che diventerà di fatto la compagnia di bandiera occupando le ricche rotte italiane. A quel punto la compagnia avrà le “Alitaliate”.