Visi pallidi, oggi mi sento razzista anch’io. 08.11.2008
La mia “tormenta nel cuore”, nasce dal sentirmi un cittadino del mondo di serie “C” un provincialotto. Abitante di un paese che ha ricevuto in questa settimana insegnamenti di stile, che neanche in due secoli di lezioni private si possono ricevere. Il primo schiaffo è arrivato la sera della vittoria elettorale di Barak Obama, quando ho visto il suo rivale McCaine fare immediatamente gli auguri al neo eletto, riconoscendo con dignità la sconfitta; il neo presidente ha immediatamente risposto ringraziando il suo avversario, riconoscendolo leale e corretto, oltre che eroe della patria. Mi sono sentito una “fantozziana merdaccia”, ascoltando quelle parole serie e non melense di duplice legittimazione tra i due politici. La seconda lezione è arrivata dallo stadio di Madrid, quando il pubblico che si è alzato in piedi per applaudire a scena aperta “el hombre del partido”, Alessandro Del Piero, che ha rifilato due gol bellissimi alla squadra di casa; che lezione di fair play, eleganza e sportività. Da noi queste cose non si vedono, il nostro il massimo del riconoscimento è l’accusa reciproca di essere delatori, fannulloni, faziosi, falsi, viscidi e ladri. Pesa molto avere sul passaporto lo stesso timbro di questi tifosi calcistici o politici, (hanno lo stesso peso specifico e sono intercambiabili). Il nostro è un paesello che deve fare ancora molta strada, abbiamo riempito di nefandezze i nostri giornali con titoli che avevano la parola “negro”, come soggetto principale. Oggi mi sento razzista anch’io, poveri “visi pallidi” di bassa categoria. Che amarezza.