Bertinotti: eredità? solo quella di Carlo Conti 14.01.2009
L’eredità lasciata da Fausto Bertinotti subisce la stessa sorte di quella del famoso gioco di Rai Uno, ad ogni mossa sbagliata si dimezza la cifra, in euro nel gioco, in delegati nel caso di PRC. Per guidare un progetto occorre avere una visione più ampia del disegno, e Ferrero più che un segretario sembra un curatore fallimentare, e ad ogni dichiarazione dimezza il partito. L’unica iniziativa visibile che ha compiuto il segretario, è quella di aver cacciato il direttore del giornale di partito, reo di avere più charme di lui e di tutta la combriccola. Credo che l’interprete più illuminato del pensiero socialista del dopo “caduta del muro” sia l’ex Presidente della Camera, il quale aveva intuito per tempo che il mercato libero senza regole sarebbe arrivato a questo punto. Mai avrei pensato di trovarmi a fare questa considerazione: Nel 1989 era novembre, a Berlino crollò la cortina. Festa, aria di libertà, eccitazione e lacrime di gioia, per un momento che sapeva di storia mentre la gente lo stava vivendo. La Germania riunificata. A distanza di vent’anni vedendo le prospettive dell’Europa e le prospettive della Russia, gli ex DDR festeggerebbero allo stesso modo? Come si sentiranno ora le persone che vivevano di privazioni, perché prigionieri della guerra fredda e oggi vivono di privazioni perché in cassa integrazione, per la recessione del mondo occidentale? Vedono i loro ex colleghi vivere in un paese che anche se pieno di contraddizioni e difficoltà, sta attraversando un periodo di rinascita economica. Bertinotti, ci vuole la “scossa”.