L’ acrimonia dell’orso Paone. 21.02.2009

Un giorno, spero non lontano, qualcuno spiegherà a Cecchi Paone che l’unica cosa veramente intollerabile è l’arroganza e l’acrimonia con cui condisce tutti i suoi interventi, a difesa di una condizione che nessuno pensa di attaccare, perché socialmente accettata. Era già fastidioso quando era eterosessuale, dopo l’outing non lo si regge più. Il suo atteggiamento tipico di un oligofrenico, fa pensare che non essere gay sia diventato un problema. L’ultima performance ce l’ha regalata in occasione del suo intervento, a commento della canzonetta sanremese del cantante Povia; brano non bellissimo, che abilmente manovrato cerca di supplire alla pochezza del prodotto con la spinta della polemica. L’orso Paone che ha fatto il cammino inverso del Luca della canzone, non aspettava altro, che essere convocato in qualche trasmissione per mordere e sbraitare, contro chiunque non si stupisce abbastanza della sua conversione etero/omo, cambiamento che lui brandisce con violenza, oltre il limite del comune pudore. L’omopaone deve farsene una ragione, di cosa prenda o cosa dia, nei suoi incontri amorosi non frega proprio niente a nessuno. Le persone che lei accusa di arretratezza mentale, sono molto più avanti di lei, non giudicano le persone dale scelte intime, ma per la qualità dei loro comportamenti. Perché quando era sposato non sentiva l’esigenza di raccontarlo al mondo, e ora vede tutto da quel punto di vista? Per me lei è un giornalista e un divulgatore scientifico, le cose che fa in questo ambito riguardano tutti, le altre riguardano solo lei.