Un altro oriundo italiano: William Shakespeare 18.03.2009
Adesso anche William Shakespeare è compaesano nostro. E’ la teoria non so quanto riconosciuta del Prof. Martino Iuvarra, direttore del periodico “La nuova Sicilia” e docente di letteratura all’Università di Palermo. Partendo da una serie di deduzioni e coincidenze, fa nascere l’immenso drammaturgo a Messina durante la dominazione spagnola, da dove scappa per rifugiarsi a Londra con la sua famiglia, tacciata di calvinismo, e perseguitata dalla Santa Inquisizione. Non metto in dubbio gli studi del Prof. Iuvarra, non ne ho l’intenzione ne la competenza, ma credo che faccia riflettere questa mania tutta italiana, di voler essere sempre e comunque il luogo dove nascono i pezzi migliori. In questo Paese abbiamo una sindrome strana, quella di voler italianizzare “la qualunque”. Ormai ci siamo abituati alla naturalizzazione degli sportivi, che hanno un cognome vagamente riconducibile alle nostre genealogie, o agli attori hollywoodiani, che a sentire molti sono quasi tutti italiani, o ancora, a voler rapportare tutte le genialità della terra all’italica natalità. Mi chiedo perché passiamo metà del tempo a studiare leggi, che servono a buttare fuori persone che nel nostro Paese ci vogliono entrare, e l’altra metà del tempo a cercare di far diventare italiano chi non ci ha mai pensato, e che se non fosse per i milioni di euro all’anno che intasca, qui non ci verrebbe nemmeno accompagnato dall’esercito? Resta questa considerazione, se in Italia nascono tutte le genialità della terra, perché il Paese è da sempre ridotto al perenne disastro?