L’informazione distrugge il potere d’acquisto 21.03.2009
I cani randagi per fortuna hanno smesso di mordere, i rumeni non violentano più, Mourinho, da quando gli inglesi lo hanno eliminato dal campionato europeo, tace. L’anticipo di caldo quasi estivo, che dopo tre giorni fa tornare gli allarmisti a gridare alla siccità, non è ancora arrivato; il signor Corona è stato finalmente mandato a zappare, e Soru è tornato a timbrare il cartellino in fabbrica. Adesso cosa buttiamo in prima pagina? Mettiamoci la crisi economica, tanto qualcosa da dire si trova sempre. Non si può certo negare l’evidenza, il periodo non è certo facile, ma continuare a ritmare qualunque frase o discorso con il tamburo della crisi, contribuisce a deprimere l’umore di tutti. Come se andassimo a trovare un conoscente ammalato, e ogni tre minuti gli ricordassimo che il suo è un male grave, forse incurabile, gli aggraverebbe la situazione, forse in modo irreversibile. Varrà poco, ma è diventato obbligatorio attaccarsi ai luoghi comuni: le più grosse fortune sono state costruite nei periodi di crisi, e ad ogni caduta c’è una risalita, e dobbiamo essere pronti a cogliere il rimbalzo. Sarà così. Visto che siamo circondati da persone che non sanno accettare consigli, ma si prodigano sempre a darne; l’unica soluzione credo sia quella di non leggere più gli articoli, e non seguire più i servizi dei telegiornali delle Cassandre, che ci angustiano, con le loro inutili previsioni. Basta cambiare canale e girare pagina, anzi, credo che in questo momento sia meglio seguire Amici, Grande Fratello, La Fattoria e X Factor. Saremo imbecilli, ma sereni.