Italiani. Razzisti si, ma solo per sport 22.04.2009
Razzisti si, ma solo per tifo, e anche il signor Moratti non è esente da colpe. Siamo arrivati alla follia senza rendercene conto. Ci sono gesti che non si devono giustificare mai, senza nessuna attenuante. Mi chiedo dove sia finito il senso di unità nazionale e di appartenenza, che in molti hanno sfoggiato nei giorni del dramma in Abruzzo. E’ troppo facile fare le persone civili, quando i drammi toccano gli altri. Dal presidente della società bianconera ci si aspettava di più, anche solo dal punto di vista formale. Il signor Cobolli Gigli si è comportato come Jonny Stecchino, “Cozzamara, perché ti sei arrabbiato con me, va beh ti ho ammazzato la moglie, ma ti ho chiesto scusa!”. Da chi ha la responsabilità della guida di una comunità ci si aspetta molto di più. Come si può pretendere un atteggiamento responsabile dei tifosi, quando comunque, in nome di uno sport, si è capaci di proteggere sempre ogni comportamento. Sia chiaro, che questo ragionamento non vale solo per i tifosi, qualunque colore abbiano, ma vale per ogni essere pensante. Le Roi Michel Platini, non parla da tifoso o da presidente di una istituzione sportiva, parla da cittadino del mondo, visto che non lo fanno i dirigenti delle squadre. Per non sentirci troppo razzisti ci accarezziamo la coscienza, con la vittoria di un cittadino Rom al grande fratello, non rendendoci conto che proprio questa è la forma di razzismo che dobbiamo combattere. Non diciamo che ha vinto un panettiere, un meccanico, un ventenne, un aspirante cantante o chissà cosa, ha vinto un cittadino Rom. E’ questo il difetto.