Il ministro dell’industria, Sergio Marchionne 16.05.2009
Tocca a Sergio Marchionne il compito di attuare le politiche industriali di questo paese? La Fiat senza l’aiuto dell’esecutivo non può trattare con i governi americano e tedesco, quando in ballo c’è l’occupazione di una fetta così importante di cittadini italiani. La schiera di coloro che hanno risposte e certezze in ogni campo è sempre più folta, con facilità trovo posto tra le file di chi si pone continue domande. Non è la mia vena di umile scrivano, ma la sofferenza di chi è orgogliosamente un operaio metalmeccanico, che si chiede perché le logiche di ogni progetto industriale, non pongano mai come cardine la protezione del lavoro. Andiamo per ordine, la Fiat cerca un’intesa con Chrysler e Opel per poter creare un polo industriale, che possa competere con le politiche produttive agguerrite e sleali che vengono da oriente. Per ottenere l’accordo la casa torinese, mette sul tavolo la promessa del mantenimento dell’occupazione e la condivisione del suo know how pregiatissimo. Che piaccia o meno è un ragionamento corretto; ma allora perché chi governa questo paese non pensa di imporre la stessa politica? Perché i sindacati accettano con rassegnazione questa ingiustizia palese? Perché se vuoi vendere auto cinesi, giapponesi, coreane non sei obbligato a garantire una quota di produzione al territorio che vuoi conquistare? Il nostro paese, nonostante la crisi economica, mantiene un buon livello di immatricolazioni, perché non possiamo chiedere a chi vuole creare reddito sfruttando il nostro mercato, di garantire una quota di produzione per i nostri operai?