Per fortuna non è più la Roma di Catilina 20.06.2009

Prendo spunto dalla lettera di Deborah Bergamini al Corriere, per raccontare un fatto avvenuto nella Roma dei Cesari. Nel I secolo A.C. un patrizio romano, Lucio Sergio Catilina, si rivela politicamente un uomo capace e coraggioso. In breve tempo brucia le tappe della carriera politica, manifestando le sue idee di giustizia sociale e libertà. Per tre volte cerca di raggiungere la massima carica della repubblica, sostenuto da un grande consenso popolare, che crede nella forza delle sue riforme. Per tre volte i poteri forti, custodi di antichi privilegi, usano tutti i mezzi, leciti e illeciti, per eliminarlo dalla scena politica. In quel tempo esisteva una norma anomala, per cui era sufficiente essere oggetto di un’inchiesta, per essere eliminato dalla battaglia politica. Dopo le elezioni Il politico veniva sistematicamente assolto. Il compito di accusare e distruggere Catilina, viene affidato al più famoso avvocato del tempo, Marco Tullio Cicerone, alla sua spregiudicatezza e alla sua capacità di falsificare i fatti. Il Console trasforma Catilina nel nemico della patria, facendolo bersaglio di accuse, e di ogni genere di meschinità, utili per degradare la sua immagine. Tra le accuse più infamanti, quella di aver corrotto una giovane vestale, per vizio e diletto. Alla fine però, Cicerone viene allontanato da Roma, col marchio d’infamia, per aver infangato Roma, e creato il degrado sociale e civile, al fine di distruggere l’avversario. A riportare l’ordine arrivò Gaio Giulio Cesare, che fu il dittatore del decennio successivo. Ma questo capitava solo nella Roma dei tempi antichi.