A sinistra sono stufi della speranza, cercano un progetto 04.07.2009

Per battere Berlusconi è necessario smettere di odiarlo, lui su quel sentimento ci ha costruito una carriera politica. L’anti è sempre e solo una conseguenza, e la storia insegna che a vincere sono sempre le cause. Se la Sinistra italiana vuole finalmente guardare in faccia la realtà, deve rendersi conto che non è il terreno della disputa televisiva o la battaglia sull’immagine personale, quella che si deve combattere. Questa nuova sindrome di voler essere un po’ botte un po’ cerchio deve finire, specialmente oggi che il nostro è un paese di poveri. Sembra impossibile, che non ci sia una compagine capace di andare oltre al sentimento di rabbia e di disprezzo, e che possa rappresentare degnamente la classe debole di questo paese, che è formata dal 80% della popolazione. È pensabile che non esista una sensibilità capace di intercettare le esigenze dei più deboli? In questa fase non vogliamo inquisitori o moralisti, servono persone che non seguano la scia del venditore di speranze, in questo campo non c’è partita, vince Berlusconi. Almeno in questo Pierluigi Bersani sembra una persona attrezzata, mostra la giusta determinazione. Pare avere un progetto per legare a sé i democratici, e poi anche il paese. Ne esce una persona concreta, i cui sentimenti non sono in vendita; non pone il problema di giovane o anziano, vecchio e nuovo. Capisce che per governare un partito e poi un popolo, bisogna avere a cuore le difficoltà di tutti, e saper trovare le soluzioni. L’antagonismo esasperato nei confronti del Premier è una forma di razzismo, e il razzismo è una sottomarca della disperazione.