Problemi di frequenze, non di frequentazioni 08.07.2009
Prima o poi i nodi vengono al pettine, è sempre stato così. Sono usciti i dati dell’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che certifica l’avvenuto sorpasso, nel conflitto dei ricavi, del colosso Sky su Mediaset. Ma questa non è una gara sportiva, è una battaglia che finirà per fare un sacco di vittime, specialmente tra lavoratori e piccoli investitori. Nelle settimane passate abbiamo visto un duello all’ultimo sangue, tra tutte le testate occidentali, che fanno riferimento a Rupert Murdoch, contro Berlusconi. A differenza di come molti vorrebbero credere, questa non era una guerra personale tra ex amici o partner in affari, e ancor meno una battaglia tra diverse ideologie. Era solo l’offensiva di un gruppo editoriale, forse il più potente al mondo, contro un governo, quello italiano, che in qualche modo cerca di porre un limite, attraverso nuove normative, alla crescita smodata che Sky sta compiendo nel nostro mercato pubblicitario. La pubblicità è la banca delle produzioni televisive. In effetti con l’avvio del digitale terrestre, Rai e Mediaset operano su una piattaforma comune, rendendo visibili i programmi ai loro utenti con lo stesso decoder. Cercano di non concedere i diritti per i programmi in chiaro alle piattaforme satellitari, così da costringere gli utenti Sky che vogliono vedere i programmi Rai e Mediaset, a complicate manovre tra i diversi decoder. Questo è il vero ed unico motivo dell’offensiva a Palazzo Grazioli e Villa Certosa, con le varie escort e tutto quanto ne è seguito. Non era un problema di frequentazioni, ma solo di frequenze. Televisive.