Siamo pronti per la finanza allegra 22.07.2009
La candidatura di Grillo alla segreteria del PD è una logica conseguenza. È l’auto investitura di coloro che hanno rappresentato lo spirito di protesta in questi ultimi quindici anni, da quando la contestazione è stata appaltata ai comici. Sono stati gli unici ad opporsi a Berlusconi ed al berlusconismo, sempre e solo gli artisti, a partire da Moretti a Luttazzi a Benigni, Guzzanti, quindi non vedo nulla di male, se a capo degli oppositori si candida uno che appartiene all’unica categoria che sino ad oggi ha fatto la resistenza. Il problema non è se lui ha il diritto di guidare l’opposizione e in futuro concorrere per guidare il governo, ma se noi abbiamo il dovere di sopportare un candidato approssimativo nei modi e nei metodi. Durante le interviste, per lui delle interrogazioni, cui chiaramente non si è preparato, ripete continuamente la solita litania, “è la rete farà, la rete dirà, la rete risolverà”, oppure “la rivolta partirà dal basso, politici, giornalisti avete finito”, “Vaffa a questo e a quello”, questi i discorsi che ho sentito a Torino. Allibisco al pensiero che questa persona abbia un seguito, impallidisco all’idea che ci siano persone che credono che un figuro di questo tipo, il ragionier Grillo, rappresenti per loro una qualunque soluzione, o che si faccia portatore di chissà quale aspettativa. Sono anni che si esibisce come distruttore, sarebbe ora di vedere in termini di voto e non di chiacchiere quanto vale. Siamo passati da una finanza rigorosa di Prodi, a quella creativa di Tremonti. Siamo quasi pronti per la finanza allegra di Beppe Grillo.