Lettera d’amore ad Anna Finocchiaro 25.07.2009

Signora Presidente, confesso di avere per Lei un’ammirazione dantesca. Non mi giudichi sgarbato o molesto; se è così me ne scuso. Porto alla sua attenzione le invettive dei soliti monelli, con questi burloni bisogna sempre stare allerta, con un occhio si guarda il gatto e con un occhio si frigge il pesce. Il monello Travaglio attraverso i messaggi filmati, registrati nello sgabuzzino di casa e mandati via web dal blog di Grillo, l’accusa di aver gestito il dopo Veltroni in modo berlusconiano. Le imputa di aver truccato l’assemblea nazionale del partito, di aver cambiato le regole statutarie pro domo sua, senza avere il numero legale, e di aver studiato nottetempo, cito testuale, “aumma aumma”, la creazione per acclamazione dell’organismo di direzione nazionale, in barba alle regole, alle primarie, agli iscritti, per poter eleggere dal tinello di casa sua il Camerlengo Franceschini. Di aver preso inoltre, decisioni importanti sulla legge elettorale, senza convocare l’assemblea costituente, ma solo parlando con i capi corrente del partito, e di essersi accordata con Berlusconi per sopprimere volontariamente la sinistra. Tutto questo fa parte di un disegno ormai noto, gli assaltatori di Tonino cercano di delegittimare gli esponenti del PD, per permettere all’ex magistrato di costruire il partito unico di opposizione. Chiude dicendo che avete rifiutato la tessera a Grillo e di averla concessa ad un medico che sta in Germania, accusato di violenza sessuale. La prego, risponda a Travaglio uno dei fondatori de “Il Fatto”. Il giornale è di Padellaro, non di Muccioli.