In novantamila, tra bandiere e pacchetti

Meno di novantamila persone hanno risposto alla chiamata alle armi di Di Pietro. È andata bene, sotto le feste si va per negozi, ed è bastato contare quelli che erano in giro con le bandiere, e quelli che passeggiavano con i pacchetti, e il gioco è fatto. Tonino ne ha contati trecentomila, ma si sa, lui i conti sa far bene solo i suoi. Nelle intenzioni di chi ha dato la propria vita, a volte anche in modo violento, c’era il desiderio di conquistare il benessere, e inconsapevolmente anche di espanderlo il più possibile, per favorire il progresso ed una vita migliore per tutti noi. Sino ad oggi l’unica cosa che siamo riusciti a globalizzare, è il disagio e la difficoltà a trovare un impiego stabile. Abbiamo creato un clima di conflitto quotidiano, siamo riusciti a incattivire tutti, dividendo le persone in bianchi e neri, rossi e blu, gli uni contro gli altri; facendo tornare l’educazione sociale ai tempi di Savonarola. L’abitudine all’insulto, alla demonizzazione di ogni parola e di ogni gesto, all’interpreazione malevola di ogni atto, sempre e comunque. Questo è il mondo astioso e scorretto, fatto solo di privilegi personali, che ci stanno regalando i vari Di Pietro, Repubblica, Travaglio, Santoro, Barbacetto, Borsellino (l’altro), Pancio Pardi e tutti quelli che come loro, in nome di chissà quale verità rivelata, si sono arrogati il diritto di rovinare ed inquinare la vita di tutti. A pagare l’effetto di questa guerra non è Berlusconi, anzi, lui spegne il telefono ed il televisore e vola a Panama. Ad ascoltare questi che ragliano alla luna restiamo noi.