Condannare Corona per punire tutta la stampa rosa

Il tribunale di Milano con la condanna a Fabrizio Corona punisce la stampa rosa, diventata in questo ultimo periodo troppo invadente. È la dimostrazione che si vuole porre un freno alla libertà di sputtanare chiunque, chiamandolo diritto di cronaca. Usciamo dal grande equivoco, il giornalismo scandalistico è vero giornalismo? A quale diritto d’informazione risponde. Se è appurato che i servizi sui personaggi cosiddetti Vip, sono per metà concordati, e l’altra metà irreali e inconsistenti, di quale giornalismo stiamo parlando? Sino a poco tempo fa erano considerati alla stregua dei fotoromanzi o dei fumetti, ora sono diventati uno strumento di sputtanamento un tanto al kilo. Sono un’arma di ricatto in mano a direttori senza scrupoli, che hanno l’opportunità di scegliere chi rovinare e chi no, in base a chissà quale principio editoriale. Concordo con l’agente dei fotografi sul fatto che il ricatto vero, non è quello che esercita il fotografo che insegue un personaggio famoso, ma è il giornale che a seconda del pezzo grosso più o meno noto, decide di rivendersi pezzi di vita privata a sua totale discrezione. Ma che diritto di cronaca è quello che permette di sputtanare l’intimità delle persone? E poi, diritto di chi? Se seguiamo solo il desiderio di curiosare nelle puzze altrui, se decidiamo che l’unico parametro è la morbosità della gente, e siamo disposti a soddisfarla a pagamento, perché non pubblichiamo le foto del Papa che fa il bidè, o la visita ginecologica di una signora Ministro a caso. Se interessa alla gente, il diritto di cronaca è salvo.