Savoia. Obbedisco a Pupo non a Garibaldi
Non vivo nessuna forma nostalgica, per motivi di età e di cultura. Nonostante questo mi cullavo nella favola del futuro Re, erede al trono d’Italia che non c’è. Mi piaceva l’idea di un rampollo, nato altezza reale in esilio, che viveva romanticamente il distacco forzato dal suo paese e dai suoi sudditi. Molti si intenerivano davanti all’immagine del giovane Principe moderno che, per vantaggio di casta, operava in una banca d’affari internazionale come Broker finanziario, e trattava investimenti con Re e Capi di Stato. Quasi tutti gli italiani, anche quelli che sono distanti dalle concezioni monarchiche, apprezzavano l’idea di avere, come in una favola, il principe ereditario. Come hanno quei paesi di cui subiamo il fascino, come il Regno Unito o il Regno Borbonico di Spagna. Tutto questo sino a quando il nostro erede al trono stava in Svizzera e non lo vedeva nessuno. Appena l’hanno sdoganato, con il timbro repubblicano sui documenti, questo invece di andare a Napoli, e rientrare in Italia da dove suo nonno Re Umberto II era partito per l’esilio, in virtù della XIII norma transitoria, ha pensato bene di presentarsi ai suoi cittadini con lo spot dei sottaceti, al posto di una formale conferenza stampa. Sua Maestà