Omar e Renè pronti per il reality

La gogna non ha mai fine. Omar ha ventisette anni, ed è arrivato al suo fine pena. Ha trascorso dieci anni in carcere. Da poco è un uomo libero, che cercherà di costruirsi una vita normale come fanno i suoi coetanei. Spero non venga in mente a qualche imbecille con telecamera, di cercare anche nella vicenda di Omar un motivo per creare il picco d’ascolto. Così come è successo per l’intervista fatta a Vallanzasca, che ha avuto 40’anni per pensare e riflettere sulla sua pochezza, ma non gli sono bastati. La prima dichiarazione che ci regala è: “Vorrei uccidere il mio mito”. Si tranquillizzi signor Renè, l’Italia è ormai un paese di checche e comari che sceglie si, i suoi miti tra i reclusi, ma quelli del Grande Fratello. Fonda la sua espressione democratica sul presunto diritto di cronaca, che esercita dentro quei pollai fatti da bombe sexi di 50’anni, o travestiti che parlano da uomini e da donne, a seconda dei pruriti, non si capisce. Quel circolo patetico di frattaglie televisive, che non sono riuscite a trovare un contratto decente nelle Tv satellitari o sul digitale, e che sono disposte a tutto, per un obolo che le accompagni indegnamente alla pensione. Prendono parte a questi talk show per casalinghe, per spiegare fatti e accadimenti con ignoranza scientifica. Sono accomunati da una cosa sola, non hanno la benché minima idea dell’argomento che stanno trattando. Vede signor Renè, almeno da lei, che viene da un posto dove le regole sono certe e rispettate, dove non c’è spazio per la fuffa, ci si aspettava qualcosa di più reale, e meno da reality.