Il primo partito è quello dei “più decisi”.
Nonostante sia vietata la pubblicazione dei sondaggi in periodo elettorale, dalla legge N. 28 del 22 febbraio 2000 sulla par condicio, in rete si trovano tranquillamente i dati aggiornati in tempo reale. A dimostrazione del fatto che in Italia, libertà sia sinonimo di: “sono libero di fare come mi pare”. Se è vietato divulgare i dati in televisione e sui giornali, sarebbe comportamento corretto non pubblicare i sondaggi nemmeno in rete. Siamo vittime di un malcostume che ormai si è consolidato, da quando è diventata prassi comune, la trovata di qualche buontempone, che si presenta come intellettuale. Questi hanno avuto presa facile sulle persone, che sono poco inclini alla disciplina e al rispetto delle regole. Per conquistare facilmente il loro favore si è creato l’alibi secondo cui, sono da rispettare solo le leggi che si condividono. Con questo stratagemma, si è instaurato il disordine, che fa sembrare la restrizione imposta alle trasmissioni televisive, un flebile palliativo. Ma quello che i sondaggisti non dicono, e si guardano bene dal rilevare, è il dato che si riferisce al numero di coloro che dichiarano di non voler votare, sono il 36% degli intervistati. Questo gruppo di elettori non si riconosce nel governo, e ancora meno nell’opposizione. Gli aderenti involontari a questo partito sono infastiditi, dal sentirsi accorpati in modo anche solo aritmetico, ad uno o all’altro dei contendenti. Che piaccia o no, il non voto è un voto. Questo è il partito dei più decisi, non degli indecisi. Hanno una certezza: “non saranno mai loro complici”.