FRANCESCO SCAFFEI
“ MORTE DI UN INVISIBILE “
(RACCONTO GIALLO AMBIENTATO A FIRENZE)
“ MORTE DI UN INVISIBILE “
Dedicato alle mie donne
Paola e Tiziana
PRIMO GIORNO
Quella domenica mattina il Commissario Virgilio Aristarco, diversamente dal solito, era abbastanza allegro. Aveva preso dei giorni di ferie per andare al mare e visto che fuori c’era un bellissimo sole, tutto sembrava filare per il verso giusto. Dopo aver preso un caffè lungo, senza mangiare niente come al suo solito, mentre stava per andare in bagno a farsi la barba, il telefono squillò ignorante tanto che fece sobbalzare di scatto il suo gatto Vasco.
Aristarco guardò il telefono come si guarda un nemico, pensò un attimo indeciso se rispondere o no, poi prevalendo il senso del dovere, aggrottò le sopraciglia come faceva quando era contrariato e rispose. Lo stavano chiamando dal Commissariato, per avvertirlo che nella zona di Santo Spirito c’era scappato il morto e che era urgente la sua presenza. Senza rispondere riattaccò il telefono incazzato, poi pensando che l’urgenza doveva essere relativa, visto che il morto era già morto, si fece la barba e si vestì con calma. Nell’uscire si ritrovò il suo gattone tigrato tra le gambe che gli ricordava che c’era anche lui, allora gli sistemò la lettiera e gli riempì la sua ciotolina di un’abbondante razione di croccantini. Vasco dopo un miagolio di ringraziamento, andò subito a sgranocchiare il suo pasto, sicuro che se anche il suo padrone non fosse tornato in giornata, a lui ci avrebbe pensato la donna delle pulizie che veniva tutti i giorni. Dopo una decina di minuti era già in strada, ora il fatto che fosse una bella giornata di sole non lo interessava più, visto che ormai era fregato da quel caso e non sarebbe mai potuto andare al mare. Poi sperò che l’Agente si fosse sbagliato e che non fosse un caso così grave, in modo che forse se la poteva cavare velocemente, per poi partire per la vacanza. Nel tragitto da casa sua al Commissariato, quelli che lo incrociarono salutandolo, ricevettero al massimo un brusco cenno col capo ed alcuni nemmeno quello. Quella mattina, cosa quasi incredibile, non si fermò neppure dal suo giornalaio, insomma il Commissario Aristarco era veramente incazzato nero. Abitava in San Frediano, non lontano dal Commissariato, quindi pochi minuti dopo era già arrivato. Entrò nel Commissariato come un tarantolato, passò veloce nel corridoio facendo cenno all’Agente in portineria di seguirlo nel suo ufficio. L’Agente lo seguì lentamente, per cercare di disturbare il meno possibile, ma venne aspirato dentro da un urlo del Commissario. “Allora ti sbrighi! Prima mi rompi le scatole che era urgente, mentre stavo per andare in ferie, poi cammini come una tartaruga. Forza, dimmi cos’è successo?“ “Si Commissario, in via Santo Spirito e bruciato un bar e nel vicolo vicino hanno trovato un morto asfissiato.“ Con modi burberi, come faceva sempre quando era nervoso, il Commissario lo congedò e mentre l’Agente stava andandosene, gli urlò dietro di fargli preparare la macchina per uscire. Poi fece un bel respiro di rilassamento, cercando di cominciare ad ingranare la giornata. Quindi si risistemò i vestiti e dopo essersi guardato allo specchio, per controllare che fosse presentabile, uscì dall’ufficio. Arrivò alla macchina che ancora non c’era il suo Autista e mentre stava per lanciare un urlo, fortunatamente arrivò l’Autista, a cui bastò guardare il Commissario per capire che oggi era una giornataccia. Poiché lo conosceva da tanti anni, sapeva che era meglio lasciarlo perdere, fino a quando lui non si fosse calmato. Salirono contemporaneamente in macchina e dopo il grugnito del Commissario, con il quale gli aveva detto dove andare, l’auto partì con uno stridio di gomme che sembrava di essere a Monza.
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