Uccisi dal fuoco amico

Solo un inciso, per una frase degna di nota. Scaiola: “Capirò chi c’è dietro”. Forse riferito alla girata bancaria per il deposito dell’assegno? Torniamo alla contesa di questi giorni. Che la ricerca della discussione e il dissenso all’interno del partito delle Libertà stupisca Berlusconi, non è una novità. Ma che stupisca i democratici questo lo è di sicuro. Normalmente le loro riunioni si svolgono più o meno così: un esponete parla e nessuno lo ascolta, quando finisce viene sotterrato dagli insulti, e in alcuni casi malmenato. Per lo schieramento azzurro il dibattito è un elemento straordinario; a sentir le cronache, quando sono riuniti e hanno del tempo, lo impiegano in modo più piacevole, che non stare a perdersi in chiacchiere. Però, nel percorso politico di Berlusconi un’anomalia che spicca sulle le altre c’è, ed è il numero che si sta facendo importante, delle persone a lui più vicine, che sembrano non essere più compatibili, dopo un periodo di stretta collaborazione. La lunga lista inizia con Montanelli, abbandonò Il Giornale che aveva fondato, per incomprensioni con Berlusconi che ne era diventato il proprietario. Poi i più recenti Follini, Casini, Veronica, Mentana. Sino a questi giorni, Fini, Bocchino e ultimo in ordine di tempo, Leonardo. Chi per un motivo chi per un altro, sono veramente tante le persone che sono state definite contrastanti. Vale la solita regola signor Presidente , se tutti le dicono che lei è manchevole, non ci faccia caso, vada avanti e non dia peso. Ma quando torna a casa la sera, qualche domanda se la ponga.