Cambio generazionale per superare la crisi
Negli anni 60-70 un’ondata rivoluzionaria travolse l’Italia. Un’epoca ancora oggi ricordata come la rivoluzione culturale del ’68. Fu un vero conflitto tra classi sociali. Il movimento operaio e i gruppi organizzati studenteschi, si unirono per combattere contro le coscienze gattopardesche di quel periodo, riuscendo a svecchiare il costume del paese. Oggi la lotta di classe sarebbe fuori dal tempo, come andare in guerra con l’arco e le frecce; servirebbe una vera e propria lotta generazionale. Il governo del paese è nelle mani di gente che ha superato ampiamente i 60’anni e molto spesso i 70, e progettano un futuro che non gli appartiene. La sensazione di staticità che viviamo è data da una semplice equazione; sono diversi decenni che vediamo sempre le stesse persone, che si alternano nelle posizioni di comando, ma la situazione non cambia mai, qualunque sia il campo in cui operano, politica, sport, spettacolo, cultura, università. Non esiste nessuna possibilità di crescita in nessun campo, a meno di essere un parente o un sodale. Negli altri paesi mediamente democratici, il ricambio della classe dirigente è costante e continuo, e la loro età media non supera i 55 anni. Speriamo che anche in questo paese nepotista e clientelare l’ora della riscossa dei 40-50enni sia arrivata. L’unica preoccupazione è che a beneficiarne saranno i 50enni di domani, mente quelli di oggi che stanno combattendo saranno i futuri 60-70enni, e se la prenderanno nuovamente nelle scarpe. Per loro cambierà solo una cosa, le bastonate non le prenderanno più dai padri, ma dai figli.