Un paese civile non rinnega i suoi campioni

E’ troppo facile adesso, che il signor Lippi è caduto dal piedistallo, assalirlo come farebbero i topi e gli scarafaggi con la carcassa del re della foresta, che giace a terra innocuo. Per favore, risparmiamoci questo passaggio da italiani con le mutande appese tra i balconi. Resta un mistero, come una persona che ha ricevuto in dono un miracolo come quello di Berlino: un rigore regalato all’ultimo secondo, un gol alla Maradona fatto da un terzinaccio, che l’ultima partita buona l’ha fatta in quella finale vinta ai rigori, un miracolo. Perché ha deciso di rimettersi in gioco, nella roulette della vita e puntare tutto ciò che aveva sul numero 37. Le avranno detto frasi tipo, “a me sembra che il 37 non sia una buona puntata”. Altri, i fenomeni del consiglio avranno sussurrato, “il 37 mi sembra che non sia mai uscito”. Ha passato un lungo periodo dopo quella vittoria celestiale a fare il totem della vittoria, stava lì e dispensava risposte vincenti a chiunque si avvicinasse. Le hanno posto ogni tipo di domanda: sul presidente degli Stati Uniti, sulle manovre finanziarie, sul caciucco, sui morti in Afganistan, su tutto. E lei, prosopopeico e cattedratico, con la faccia annoiata come una diva, girava da uno studio televisivo all’altro a fumigare con l’incenso. Che bella vita. Ma chi glielo ha fatto fare, lei testardo come un mulo assetato, ha continuato a puntare tutto sul 37. Signor Lippi, la ruota è girata ed il suo numero non è uscito. Il tavolo della roulette ha solo 36 numeri, ed il suo credito è finito. Rien ne va plus, les jeux sont faits