Il libretto rosso. Il Graal della coscienza
Il libretto rosso di Borsellino, è diventato per coloro che credono che della mafia ci si può liberare, una sorta di “Santo Graal”. Non è così importante che sia veramente il contenitore del sapere del suo proprietario. Conta di più che sia diventato un simbolo, e che moltissimi si identifichino in quello che rappresenta. La volgare disquisizione sul fatto che il libretto fosse o non fosse, che contenesse o non contenesse, appassiona solo i miseri di spirito. Poveri quelli che non capiscono che la speranza ha bisogno di qualcosa di materiale a cui aggrapparsi. La presa di distanza dalla mafia e dai suoi associati da parte del presidente Fini, è degno di nota perché fatta da un’istituzione di primo livello. Il politico, di solito è alla ricerca di una posizione di singolo privilegio, potrebbe fare dichiarazioni di comodo, di posizione, o più semplicemente di opportunismo. Questo poco importa, una dichiarazione cosi tranchant, come quella fatta a Palermo: ”Mangano è un cittadino italiano condannato per mafia, per me non è un eroe, ecc…” anche se fatta per una convenienza che noi persone semplici non comprendiamo, deve essere apprezzata comunque per l’effetto che produce. Riporto un commento di Andrea Camilleri, che oltre ad essere uno scrittore acuto, è un siciliano e sicilianista di prim’ordine: “ Si è diffusa la consapevolezza che Cosa Nostra non agì da sola, non essendo mai stata un’organizzazione avulsa da un sistema di poteri che ebbero i medesimi interessi e le medesime finalità dei boss”. Il libretto rosso è la reazione pulita a questa coscienza.