Attentato al codice penale

In questi ultimi 15-16 anni con questo governo, ci siamo assicurati una serie infinita di leggi e norme, che sicuramente si sono rivelate utilissime alla maggior parte di noi, se non alla totalità dei cittadini. Siamo partiti dalla legge antimanette Conso-Bondi nel lontano 1995, alla bozza Boato e alla Bicamerale, al giudice unico, la riforma sull’immunità, la nuova legge sui pentiti, alle intercettazioni, all’incompatibilità gip-gup, la legge sulle rogatorie, sul falso in bilancio, sul legittimo sospetto, il lodo Maccanico-Schifani, l’abolizione dell’appello per il pm, il maxi “indulto”, il lodo Alfano, il legittimo impedimento, sino al “processo breve” di questi ultimi giorni. Il processo breve è a tutti gli effetti l’ultima spiaggia utile per il salvataggio del Premier dal baratro dei processi pendenti a suo carico. Scade il 14 dicembre, e quasi sicuramente verrà bocciato dalla corte costituzionale, il termine per convertire in legge il decreto “scudo” che mette al riparo le prime 4 cariche dello stato, da procedimenti penali durante il mandato istituzionale. Se entro quella data non sarà approvata una legge che blocca o annulla il cammino giudiziario dei processi, si riapriranno le piaghe legali del Primo Ministro. I vecchi e mai dimenticati procedimenti: il processo Mediatrade, il processo Mills, ed il processo Mondadori. Senza contare che l’avvocato Mills, nel processo detto appunto “Mills”, è già stato condannato e quindi quel processo sarebbe una mera formalità. Questa eventuale condanna, metterebbe in pericolo le aziende di Berlusconi, che avendo violato la legge Mammì, perderebbero le concessioni pubbliche e quindi le frequenze con cui le sue televisioni trasmettono i programmi. Questo è il nodo che sta alla base dei programmi politici del Pdl. Tutte le altre sono chiacchiere.

Massimo De Muro