giovedì 16 settembre 2010

FAUSTO BERTINOTTI
CHI COMANDA QUI?

Nella primavera del 1945 l'Europa, benché sconvolta dall'immane catastrofe del secondo conflitto mondiale, si sente rinata. Rinata perché la guerra è finita e perché è reduce dalla vittoria contro un nemico dell'intero genere umano: il nazifascismo. In Italia e in Francia tale successo è stato ottenuto anche grazie all'azione e al sacrificio delle donne e degli uomini che hanno dato vita alla Resistenza, ed è proprio in questi due paesi che si sviluppa con maggior vigore lo spirito costituente, cioè la volontà del popolo di stabilire regole di convivenza civile e un assetto istituzionale che scongiurino per sempre il ritorno agli orrori del recente passato. Fausto Bertinotti ricostruisce la genesi della nostra Carta repubblicana e il ruolo che ha avuto nei "trent'anni gloriosi" seguiti alla promulgazione. Alla luce di alcuni suoi articoli, essa appare agli occhi dell'autore come uno dei punti più alti del diritto costituzionale di tutti i tempi, poiché il suo destinatario non è più il cittadino indifferenziato, reso tale dalla legge, ma la persona così come storicamente si è andata definendo attraverso il suo lavoro, cioè la lavoratrice e il lavoratore in carne e ossa. Oggi le Costituzioni democratiche europee sono seriamente minacciate dalla "globalizzazione" e si registrano forti pressioni affinché vengano progressivamente sostituite da costituzioni materiali, che non sono frutto di assemblee costituenti ma di processi reali, le cui finalità spesso non sono neppure dichiarate.

Fausto Bertinotti ricostruisce la genesi della nostra Carta repubblicana –incardinata sui principi inalienabili del lavoro, della libertà, della pace e della giustizia sociale – e il ruolo che ha avuto nei «trent’anni gloriosi» seguiti alla promulgazione. Alla luce di alcuni suoi articoli fondamentali, essa appare agli occhi dell’autore come uno dei punti più alti del diritto costituzionale di tutti i tempi, poiché il suo destinatario elettivo non è più il cittadino indifferenziato, reso tale dalla legge, ma la persona così come storicamente si è andata definendo con il suo lavoro, cioè la lavoratrice e il lavoratore in carne e ossa. In questo modo, il cittadino si umanizza, l’uomo si socializza costituendosi in un popolo, e l’individuo si fa persona.
Oggi le Costituzioni democratiche europee sono seriamente minacciate dalla «globalizzazione» – un processo epocale caratterizzato sia da una straordinaria spinta all’innovazione nei campi della scienza, della tecnica e dell’economia, sia da un impulso alla regressione nel livello di civiltà, nei diritti dei lavoratori e nei legami di solidarietà – e si registrano forti pressioni affinché vengano progressivamente sostituite da costituzioni materiali, che non sono frutto di assemblee costituenti ma di processi reali, le cui dinamiche e finalità spesso non sono neppure dichiarate.
Eppure, sostiene Bertinotti, anche se la domanda di “Alice nel paese delle meraviglie” «Chi comanda qui?» ci fa capire quanto siamo lontani dallo spirito del 1948, quest’ultimo non è stato ancora definitivamente sconfitto, come potrebbe far pensare la triste vicenda della «non Costituzione» europea. La crisi del capitalismo finanziario globalizzato ha fatto riemergere un bisogno forte di politica e di regole, e in questi anni difficili nuove esperienze di democrazia partecipata e nuove istanze di qualità per l’uomo e per l’ambiente si sono fatte faticosamente strada nella società civile. Tutti segnali forse troppo deboli, ma che consentirebbero di dire che il lungo cammino della nostra Costituzione non è ancora concluso. Se non fosse che, a curvare i pensieri verso il pessimismo, ci sono le politiche regressive adottate, di fronte alla crisi, dalle classi dirigenti europee e il carattere oligarchico che stanno assumendo il processo decisionale e l’assetto politico istituzionale. Perciò, converrà aguzzare le armi della critica all’esistente.


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