GIUSEPPE GARIBALDI
di V.M. De Marinis
Giuseppe Garibaldi è un personaggio di quelli che non si possono ignorare, dato che la sua vita fuori dagli schemi ha segnato in maniera indelebile l'800 italiano e non solo. Garibaldi è stato infatti una figura di levatura e di fama internazionali: il suo nome era rispettato ed ammirato a New York, Rio de Janeiro, Milano, Londra, Costantinopoli, Roma, Buenos Aires, Parigi, Montevideo… e questo in un secolo, l'800, in cui non era semplice come oggi diventare fenomeni di portata mondiale. In quest'opera De Marinis fa il punto sulla complessa figura di Garibaldi, integrando l'analisi storica con brani tratti dalla memorie dell'Eroe dei Due Mondi.
Garibaldi nacque a Nizza, quando la città era parte del Primo Impero (tornata al Regno di Sardegna dopo il Congresso di Vienna (1815), restò sotto il governo dei Savoia fino al 1860). Era il secondogenito di Domenico, capitano di cabotaggio immigrato da Chiavari, e Rosa Raimondi, originaria di Loano. Angelo era il nome di suo fratello maggiore, mentre dopo Giuseppe nacquero altri due maschi, Michele e Felice, e due bambine morte in tenera età.
I genitori avrebbero voluto avviare Giuseppe alla carriera o di avvocato, o di medico o di prete. Ma il figlio amava poco gli studi e prediligeva gli esercizi fisici e la vita di mare, essendo, come lui stesso ebbe a dire, «più amico del divertimento che dello studio». Vedendosi ostacolato dal padre nella sua vocazione marinara, tentò di fuggire per mare verso Genova con alcuni compagni, ma fu fermato e ricondotto a casa. Tuttavia si appassionò all'insegnamento dei suoi primi precettori, soprattutto del signor Arena, reduce delle campagne napoleoniche, che gli impartì lezioni d'italiano e di storia antica. Rimarrà soprattutto affascinato dall'antica Roma.
Convinto il padre a lasciargli seguire la carriera marittima a Genova, fu iscritto nel registro dei mozzi nel 1821. A sedici anni, nel 1824, si imbarcò sulla Costanza, comandata da Angelo Pesante di Sanremo, che Garibaldi avrebbe in seguito descritto come «il migliore capitano di mare». Nel suo primo viaggio si spinse fino a Odessa nel mar Nero e a Taganrog nel mar d'Azov (entrambe ex colonie genovesi), dove si recherà di nuovo nel 1833 ed incontrerà un patriota mazziniano che lo sensibilizzerà alla causa dell'unità d'Italia. Con il padre, l'anno successivo (1825) si diresse a Roma con un carico di vino, per l'approvvigionamento dei pellegrini venuti per il Giubileo indetto da papa Leone XII.
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