UNA FAMIGLIA ITALIANA
di Enrico Vanzina
Enrico Vanzina racconta la storia della sua famiglia, per certi versi privilegiata, per altri semplice e normale. È una storia di sentimenti, di sogni realizzati ma anche svaniti, di dedizione al lavoro, di rimpianti, di umorismo, di dolori profondi. Una storia che attraversa la Storia recente del nostro paese, ricostruendo gli umori di un’Italia complicata e contraddittoria, ma anche meravigliosa. Intorno una miriade di personaggi straordinari: attori, scrittori, pittori, registi e una lunga lista di uomini e donne celebri e non, tutti visti attraverso la lente dell’amicizia.
L’AUTORE Enrico Vanzina, figlio del mitico Steno, insieme a suo fratello Carlo, è uno dei più grandi sceneggiatori del cinema italiano.
da MyMovies
La penna dalla quale nascono grovigli di personaggi messi insieme alla rinfusa, ma che incredibilmente trovano la logica narravia fra le sue pagine. L'autore che più di ogni altro ha rivisitato la commedia all'italiana – eredità lasciatagli dal padre -, riproducendo assieme al fratello un quadro (sur)reale della dinamica sociale italiana. Più che uno sceneggiatore un fotografo. Ma qualcuno si riconosce nelle fotografie che vengono fatte?
Figlio di Steno
Figlio maggiore del regista Stefano Vanzina, in arte e nella cinematografia meglio conosciuto come Steno, e di Maria Teresa Nati, Enrico è fratello del regista Carlo Vanzina ed è proprio questo primo e originario legame (mai dissoltosi) ad avere influenzato maggiormente la sua vita. Cresciuto a stretto contatto con il mondo del cinema, la sua casa era spesso frequentata dai Re del Cinema Italiano, nomi come il grande Totò, Ugo Tognazzi, Mario Monicelli, Ennio Flaiano, Mario Camerini e Dino Risi, che veniva a volte coi figli Claudio e Marco, divenuti poi i suoi migliori amici. Iscritto alla scuola francese di Chateaubriand di Roma e diplomatosi nel 1966, si iscrive a Scienza Politiche all'Università La Sapienza di Roma, dalla quale ne uscirà laureato nel lontano 1970. Due anni più tardi, suo padre lo assume come assistente regista per la commedia scollacciata con Lando Buzzanca, Pia Velsi e Rossana Podestà L'uccello migratore (1972), Enrico impara così i trucchi del mestiere, lavorando molto spesso anche accanto a Francesco Massaro, ma capisce immediatamente che il mestiere del regista non è effettivamente quello che lui cerca dalla vita. La passione per la scrittura è assai più forte e così si cimenta nella sceneggiatura.
Il mestiere di sceneggiatore
Il primo film da lui scritto è Luna di miele in tre (1976) che sarà poi diretto dal fratello Carlo. Nella pellicola, figurano Renato Pozzetto, Vincent Gardenia, Stefania Casini, Massimo Boldi, Cochi Ponzoni e Silvia Annichiarico, ritroverà poi Pozzetto quando sceneggerà il bellissimo film di Alberto Lattuada Oh, Serafina! (1976). Da allora, non smetterà mai di scrivere imponendosi come uno dei maggiori esponenti della commedia all'italiana degli Anni Ottanta e Novanta, dai cinepanettoni ai grandi successi del botteghino italiano. Scrive per Monica Vitti ben due film: Per vivere meglio, divertitevi con noi (1978) e Il tango della gelosia(1980). Poi sarà anche la penna dietro la pellicola cult Eccezzziunale… veramente (1982) con Stefania Sandrelli. Per l'amico di papà, Dino Risi, firma invece Sesso e volentieri (1982) e Il commissario Lo Gatto(1987).
Amato dal pubblico, stroncato dalla critica
Ma cosa piace al pubblico di Enrico Vanzina? La capacità di trovare i difetti e le simbologie di un'epoca e saperle trascrivere e metterle in bocca a personaggi buffi e caratteristici: dal parvenu burino fedifrago all'industriale milanese moralista, passando per le maggiorate con la licenza media, i figli con desideri di autonomia, gli ex yuppie etc. Oltre a questo, un linguaggio colorito, ricco di volgarità che si trascina nella parolaccia e in situazioni a dir poco grottesche e "da caciara". Tutti elementi che invece la critica nostrana stronca in piena. Dopo aver scritto Mi faccia causa (1984) con la Sandrelli, fonda con il fratello la casa di produzione Video 80 che finanzierà pellicole come La partita (1988) con Faye Dunaway e numerose fiction: La moglie ingenua e il marito malato (1989) di Mario Monicelli (sempre con la Sandrelli), Gioco di società (1989) di Nanni Loy, Il vizio di vivere (1988) di Dino Risi, Cinema (1988), Il Decimo clandestino (1989) e la minisere Prigioniera di una vendetta (1990).
Altre attività
Dai primi anni Novanta, comincia al collaborazione con la Penta Film, anche se comunque si occuperà di teatro, scrivendo la piece teatrale "Bambini cattivi" portata in scena da Giuseppe Patroni Griffi. Oltre a questo, Vanzina, collabora da diversi anni con Il Corriere della sera e con Il Messaggero, all'interno dei quali cura delle rubriche tutte sue ed è anche scrittore de "Le finte bionde", "Colazione da Bulgari" e "La vita è buffa", romanzi dei quali è autore. Insegnante di sceneggiatura, firma le miniserie Anni '50 (1998), Anni '60 (1999) e Un maresciallo in gondola (2002) e Un ciclone in famiglia (2005), passando alla pellicola South Kensington (2001) con Rupert Everett. La sua opera migliore forse è l'omaggio (sentito) al padre Febbre da cavallo – La mandrakata (2002), pellicola, scritta da lui e diretta da suo fratello, che riuniva Gigi Proietti, Enrico Montesano, Nancy Brilli, Carlo Buccirosso e Rodolfo Laganà nel sequel di un successo paterno Febbre da cavallo (1976).
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