i pirati di Conan Doyle

Un’altra sorpresa del genio e dell’immaginazione di Sir Arthur Conan Doyle è la figura di Captain Sharkey, il pirata spietato e furbo che perseguita le navi nel Mar dei Carabi.
Si tratta di uno dei pirati a cui la letteratura inglese – e non solo – ci ha abituato: pensiamo a John Silver di R.L. Stevenson, il protagonista dell’Isola del Tesoro (1889)con la sua gamba di legno e il pappagallo,  all’infiocchettato e imparruccato Captain Hook, Capitan Uncino,  il nemico numero uno di  Peter Pan, dal libro scritto da un altro scozzese, James Matthew Barrie nel 1902.
Sono stati loro a lanciare gli stereotipi  a cui siamo abituati e a cui ormai fanno riferimento testi e film, non ultimo il Capitano John Sparrow di Pirati dei Carabi.
Captain Sharkey fa parte di una serie di racconti di avventura, di mare e di guerra che Conan Doyle ha scritto facendo sicuramente anche riferimento alle sue esperienze di medico sulle navi e alle sue letture. Anche questo pirata conserva quelle caratteristiche che si possono in Sherlock Holmes e nel professor Challenger di Il mondo perduto. E’un capitano violento e crudele, ma non solo: usa astuzia e deduzione per battere il nemico usando la logica e l’osservazione. E’ difficile catturarlo perché “non si fida” delle apparenze, è attento ai dettagli, osserva il comportamento del suo prossimo, usa la violenza non fine a se stessa. Inoltre la lettura delle sue avventure è avvincente perché Conan Doyle ha l’abilità di penetrare nella vicenda di cui scrive, di calarsi non solo nel personaggio, ma anche nell’ambiente e adopera il linguaggio dei marinai con una certa facilità e dimestichezza.  Anche i luoghi geografici sono descritti con precisione: la cartina  – o meglio, la mappa – è distesa davanti ai suoi occhi e lo scrittore lucidamente disegna le rotte e scopre le baie dove nascondere le sue navi. Navi peraltro che identifica con i nomi più appropriati a seconda dell’uso e di chi le comanda: pirati, inglesi o spagnoli? e poi ancora, pirati “legali” che agiscono con permesso dei monarchi o  “illegali” il cui bottino rimane nascosto sulle loro isole?