venerdì 7 gennaio 2011

"Non sono altro che dei semplici cucinieri"





LO CHEF E' UN DIO
di Ilaria Bellantoni

Ilaria è critica con quelli che lei definisce "Gastromaniaci". Ha tentato in 30 giorni di imparare a cucinare mettendosi al servizio di uno Chef pluri stellato nella cucina di un super ristorante. Lei non ha imparato a cucinare, ma si è resa conto che quelli che molti credono siano dei semi dei, non sono altro che dei semplici cucinieri, e che della scienza con cui questi mantecano il loro mestiere, la scrittrice non ha trovato traccia. Massimo De Muro

Ilaria è un disastro ai fornelli. Un giorno, un'amica che ama cucinare le consiglia di passare un mese nella cucina di un famoso chef. All'inizio le scappa da ridere, ma poi accetta la sfida: se non ce la fa un cuoco con tre stelle Michelin ad accenderle la passione per la cucina, allora non c'è davvero niente da fare. Smessi gli abiti di tutti i giorni e scesa dai tacchi, la protagonista infila un lungo camice e si prepara ad affrontare pentole e padelle. Ma prima di addentrarsi nelle segrete di via Gavroche, Ilaria si imbatte in un libro di ricette scritto da Peg Bracken, sostenitrice della liberazione femminile dalla dittatura domestica e inventrice di centinaia di ricette rapide tra cui lo Stayabed stew - lo stufato che si cuoce felicemente da solo in cinque ore. Peg, o meglio, il fantasma di Peg diventa il Virgilio che accompagna Ilaria nel suo viaggio estremo in un mondo dominato dai maschi, con orari assurdi, in mano a fascinosi despoti e abitato da apprendisti sacrificati agli dèi dell'haute cuisine. Insieme a dodici uomini che per tutto il giorno e gran parte della notte preparano piatti raffinatissimi e costosissimi sotto l'imperiosa direzione dello chef, Ilaria vive trenta giorni tra portate da novantaquattro euro e ravioli ripieni di maionese, cucinieri convinti che "ci vuole molta cura per separare il bianco dal giallo" e giovani aiutanti sicuri che Mtv a tutto volume aiuta la concentrazione. Sapori & sudori. La fragranza vitale del gusto e il veleno dell'umiliazione.

"Qui si lavora dalle 8 alle 15 e dalle 17 all'1 di notte per uno stipendio medio di 1400 euro, se va bene. Non esistono straordinari né giorni di malattia perché i cuochi non s'ammalano mai. Sanno che, se cedessero, metterebbero in difficoltà la loro brigade e, visto che ciò che regola la vita tra i fornelli è il senso dell'onore, la disciplina e la venerazione del capo, tutti scoppiano di salute." La protagonista di Vado a cucinare è un disastro tra i fornelli. Poi, un giorno, un'amica che come lei non sa cucinare le propone di iscriversi a un corso di cucina. All'inizio le scappa da ridere, perché lei "odia cucinare", ma alla fine si convince e passa un mese nelle segrete di un ristorante "stellato". Se non ce la fa un pluripremiato chef con due stelle Michelin a trasmetterle la passione della cucina, allora c'è poco da fare. Dismessi gli abiti da giornalista e scesa dal tacco dodici, la protagonista infila un lungo grembiule e si prepara ad affrontare pentole e padelle. Ma prima di scendere nell'antro abitato dallo Chef che la inizierà ai segreti culinari, si imbatte in un vecchissimo libro di ricette, scritto da Peg Bracken, femminista ante litteram, sostenitrice della liberazione delle donne dai fornelli e inventrice di centinaia di ricette rapide tra cui lo "Stayabed stew" - lo stufato che si cuoce felicemente da solo in cinque ore. Peg, o meglio, il fantasma di Peg diventa il Virgilio che la accompagna nel suo viaggio in un mondo dominato dai maschi.

L'AUTRICE Ilaria Bellantoni è giornalista, firma interviste per Max, Flair, Marie Claire Maison, Elle, Traveller e perfino Novella 2000. Ora è anche scrittrice con questo libro docu-fiction sul mondo dell’haute cuisine che ha fatto tremare i cuochi e i critici gastronomici italiani.




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