lunedì 14 marzo 2011

Nel 1987 gli italiani hanno detto no all’energia nucleare

seconda pubblicazione






BIDONE NUCLEARE
di Roberto Rossi

Quando dicono che qualcosa è sicuro o buono per te, significa che è sicuro o buono per loro. Se qualcuno proteggerà la tua vita e la tua sicurezza, quel qualcuno
non potrai essere che tu.
Irwin Bross
oncologo di fama mondiale


Nel 1987 gli italiani hanno detto no all’energia nucleare. Adesso in molti criticano quella scelta, dettata dallo choc che seguì al disastro di Chernobyl, e attribuiscono a timori infondati un presunto ritardo rispetto ai Paesi nuclearizzati. Ma siamo davvero gli unici a dubitare di ciò che gli altri accettano di buon grado? E poi, quanto costa cambiare strada? Chi pagherà quest’energia “pulita e sicura”?
Roberto Rossi, che segue da anni il piano governativo di rilancio nucleare, ora giunto alla sua fase attuativa, fa un bilancio della situazione consultando esperti e presentando documenti inediti. Parla delle centrali che vogliono metterci in casa – le Epr, della francese Areva – che tra sistemi di sicurezza mal progettati e crepe nella struttura di contenimento fanno tremare i finlandesi. Calcola quanto ancora costino i vecchi impianti, anche sulla nostra salute. Smaschera l’apparato di propaganda che vuole rassicurarci con una montagna di bugie e fa i nomi della nuova “cricca” che ha reso il nucleare un business estremamente redditizio. Ma soprattutto rivela per primo le sedi italiane selezionate per lo smaltimento delle scorie. L’energia atomica – elemento strategico nel rapporto Berlusconi-Putin – sembra vantaggiosa solo per chi costruisce, gestisce e finanzia. In definitiva solo l’utente finale non ha nulla da guadagnare e soldi e salute da perdere.
Scorie radioattive, rischi per la salute, centrali pericolose messe in conto ai cittadini.
Spacciato per anni come pulito, sicuro ed economico, il nucleare sta arrivando. Ecco a cosa l’Italia va veramente incontro.
E i nomi di chi si sta arricchendo con i nostri soldi.

L'AUTORE Roberto Rossi, nato a Perugia nel 1971, è giornalista dell’“Unità”.
È stato freelance durante la guerra civile in Macedonia, ha lavorato per “la Repubblica” e “Radio 24 - Il Sole 24 Ore”.

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