SPRECOPOLI
di Mario Cervi e Nicola Porro
Lo hanno scritto per Mondadori due giornalisti dalla penna brillante: Mario Cervi e Nicola Porro, entrambi al Giornale in qualità - rispettivamente - di editorialista e vicedirettore ad personam. E lo hanno intitolato, non a caso, ‘Sprecopoli'. Un titolo che richiama alla mente altri fenomeni passati alla storia con lo stesso suffisso: tangentopoli, sanitopoli, vallettopoli, bancopoli e altre ‘opoli'. Anche in questo caso, sottolineano gli autori sin dalle prime battute, "lo scandalo è sotto gli occhi di tutti": per finanziare "una politica costosa e senza progetto" - portata avanti da un esercito di 179 mila eletti (dati Confindustria) - i cittadini italiani spendono ogni anno ben quattro miliardi. La lista degli sprechi è lunga, anzi lunghissima. E non risparmia nessuno. Comincia dal colle più alto, il Quirinale, che spende ogni anno 235 milioni di euro (l'Eliseo ne spende appena 32 milioni), e, ‘giù giù per li rami', scende poi fino al Parlamento - "la maggior fucina di sprechi del sistema politico italiano" con circa mille fra deputati e senatori e ben 2.700 dipendenti – per fare quindi tappa a Palazzo Chigi – con i suoi 262 dipendenti con qualifica dirigenziale, i 1.806 dipendenti delle ‘aree funzionali' e gli altri 1.573 ‘comandati' da altre Amministrazioni, per un totale di 3641 unità – prima di addentrarsi nei meandri dei novemila Enti Locali, vero monumento del paese di Sprecopoli, dove fa bella mostra di sé (in verità non solitaria) il ‘caso Calabria' che "se non può essere preso a paradigma di tutta l'Italia", sottolineano gli autori, si può certamente "utilizzare come buona approssimazione". La ‘punta dello stivale' è, infatti, abitata da ben 8077 amministratori locali: "un politico eletto ogni 230 abitanti per un conto finale di 36 milioni di euro l'anno". Un viaggio nella ‘selva selvaggia dello scialo', quello che ci propongono Cervi e Porro, che lascia a dir poco interdetti. Nove istantanee fulminanti, tanti sono i capitoli che ci accompagnano lungo le 254 pagine di un volume scritto in modo chiaro e assolutamente ben documentato. Un volume che, purtroppo, non sembra voler lasciare spazio a illusioni. Anche se riconosce che qualcosa sembra comunque muoversi: non tanto l'indagine conoscitiva sui costi della politica promossa dal presidente della Camera, Fausto Bertinotti ("di solito – dicono gli autori - le indagini conoscitive del Parlamento aggiungono soltanto qualche voce di spreco alle già esistenti") quanto "piuttosto il disegno di legge presentato da tre deputati dell'Italia dei valori nei cui sedici articoli si prevede l'abolizione di tutte le indennità accessorie dei parlamentari, la concessione della pensione solo ai parlamentari che abbiano maturato due legislature, un tetto invalicabile di 12 ministri per il governo, il dimezzamento degli assessori provinciali e l'abolizione delle comunità montane". "Se il testo passasse si otterrebbe un risparmio di 3 miliardi di euro l'anno", urlano Cervi e Porro. Ma "non passerà" sostengono senza mezzi termini. Qualora avessero ragione assisteremmo, purtroppo, ad un ulteriore allontanamento dei cittadini dalla politica e vedremmo rafforzarsi il rischio di un tornado che, "come nel 1992" potrebbe travolgere i partiti. E con essi la democrazia.
GLI AUTORI (fonte wikipedia)
Nicola Porro laureato in economia e commercio, è giornalista professionista dal 1997. Ha lavorato al Foglio e ha condotto Prima Pagina su Rai Radio 3.
Nell'ottobre del 2010 è stato indagato dalla Procura di Napoli per violenza privata nei confronti della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Gestisce un blog, Zuppa di Porro, sul sito internet de Il Giornale.
Mario Cervi durante la Seconda guerra mondiale è ufficiale di fanteria in Grecia dove, dopo l'8 settembre del 1943, viene fatto prigioniero dai tedeschi. Inizia la carriera di giornalista nel 1945, come cronista del Corriere della Sera. Come inviato speciale si occupa di cronaca giudiziaria, seguendo i grandi processi. È testimone di importanti avvenimenti esteri: dalla crisi di Suez (1956) al golpe dei colonnelli in Grecia (1967), al golpe di Augusto Pinochet in Cile (1973) (Cervi è uno dei tre giornalisti italiani presenti a Santiago il giorno della morte di Salvador Allende), all'invasione turca di Cipro (1974). Nel giugno del 1974 lascia il Corriere della Sera ed è tra i fondatori insieme a Indro Montanelli de Il Giornale, con incarichi di editorialista e inviato, poi anche vice direttore. Con Montanelli ha un consolidato rapporto di amicizia e collaborazione: insieme infatti scrivono tredici volumi della Storia d'Italia e Milano ventesimo secolo. Cervi segue il suo direttore anche nell'esperienza de La Voce, salvo poi tornare sui suoi passi quando gli viene offerta la direzione del Giornale, dopo l'abbandono di Vittorio Feltri. Lascia la direzione nel 2001 al suo braccio destro e operativo Maurizio Belpietro, ma continua la sua collaborazione come editorialista. Cura da tempo anche una rubrica politica sul settimanale Gente. Nel 2007 ottiene il Premio Boffenigo per il Giornalismo 5 edizione che gli viene conferito il 15 settembre 2007 presso la sala congressi Boffenigo Boutique Hotel a Costermano sul lago di Garda.
Nessun commento:
Posta un commento