Vi siete chiesti perché esiste la giornata nazionale della stipsi? O quella dedicata alla timidezza? Ci fanno sentire costantemente malati, così le aziende incassano miliardi vendendo farmaci inutili. Tutto è business nello sgangherato mondo della sanità italiana. Sono un affare gli anziani: spuntano dovunque residenze assistenziali abusive che sembrano «lager», e il ministero non sa nemmeno quante siano. Sono un affare le mamme: vengono convinte a fare decine di esami inutili e a partorire con il cesareo, così le Asl guadagnano di più. Ci sono policlinici dove gli universitari si spacciano per specialisti, e ci sono ospedali minuscoli senza pazienti, che però restano aperti solo per assicurare il posto (e lo stipendio) ai primari. E poi, tangenti sui grandi appalti, malaffare tra dirigenti, case farmaceutiche che schedano i dottori per corromperli, valvole aortiche che costano il triplo del normale. Tutto, sempre, sulla nostra pelle. L’articolo 32 della Costituzione, «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti», è una bugia. Non vale più. Non per tutti, almeno. La verità è che lo Stato non riesce più a garantire la nostra salute. Nonostante spenda 114 miliardi di euro all’anno in sanità, 2 milioni di italiani non possono accedere alle cure pubbliche. Esodati per colpa di ticket diventati troppo cari a causa dei debiti accumulati da amministratori scellerati. Un esempio? Nella sola Asl 1 di Massa Carrara è stato scoperto un buco di 420 milioni di euro. Quante prestazioni sono state tagliate per ripianarlo? Ai cittadini del Lazio non va meglio. Pagano una delle Irpef più alte del Paese per i debiti miliardari accumulati nel settore dal 2001 al 2006. L’articolo 32 è una bugia perché al Nord 9 donne su 10 vengono chiamate per lo screening di prevenzione mammografica, al Sud solo 4 su 10: le altre si affidano alla sorte. È una bugia perché i malati meridionali sono costretti a emigrare in ospedali e cliniche convenzionate del Nord che così incassano di più in rimborsi. Altrimenti perché a Bovalino, nel cuore della Locride, è stato aperto un distaccamento del policlinico di Monza? È una bugia, ancora, perché a Roma vi può capitare di finire in un pronto soccorso in codice rosso e aspettare 12 ore. Solo nel 2000 l’Oms metteva l’Italia al secondo posto nel mondo per qualità dell’assistenza medica. Oggi la sanità è diventata la più ricca mangiatoia di Stato, che nutre speculatori e spreconi. Agevolati da controllori che sono anche i controllati. E da medici inconsapevolmente schedati dalle aziende farmaceutiche.
Il problema è che non ce lo possiamo più permettere. Nel 2050 serviranno 281 miliardi per sostenere gli attuali livelli di prestazioni. Dove li troviamo quei soldi? Nessuno lo sa. Anzi, il tema della sanità pare sparito dal dibattito politico. Adesso possiamo ancora invertire la rotta. Domani, forse, no.
Il problema è che non ce lo possiamo più permettere. Nel 2050 serviranno 281 miliardi per sostenere gli attuali livelli di prestazioni. Dove li troviamo quei soldi? Nessuno lo sa. Anzi, il tema della sanità pare sparito dal dibattito politico. Adesso possiamo ancora invertire la rotta. Domani, forse, no.
GLI AUTORI
Michele Bocci (1971) ha iniziato a lavorare all’«Unità», dove ha scritto di musica, spettacoli e cronaca. Giornalista della «Repubblica » dal 2001, si occupa di cronaca e di sanità.
Michele Bocci (1971) ha iniziato a lavorare all’«Unità», dove ha scritto di musica, spettacoli e cronaca. Giornalista della «Repubblica » dal 2001, si occupa di cronaca e di sanità.
Fabio Tonacci (1978) ha iniziato a lavorare al «Tirreno» a vent’anni. Per «Repubblica Tv» ha seguito la cronaca e realizzato videoinchieste.
Dal 2010 si occupa di cronaca nazionale per il quotidiano «la Repubblica».
Dal 2010 si occupa di cronaca nazionale per il quotidiano «la Repubblica».
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