Nella Roma del dopoguerra, un ragazzino varca quasi per caso i confini della borgata pasoliniana in cui è cresciuto tra scazzottate e partite di pallone e inizia a frequentare i circoli sportivi di Roma nord, dove racimola qualche soldo come raccattapalle. La sua è una di quelle straordinarie storie di vita, in cui lo sport diventa lo strumento per cambiare il destino. E in questo caso lo sport è il tennis, che negli anni Settanta stava molto rapidamente scalando posizioni sulla ribalta mediatica, grazie soprattutto alle imprese della Nazionale italiana culminate nella vittoria finale di coppa Davis del 1976, in Cile. Di quella Nazionale il quarto moschettiere, dopo Panatta, Barazzutti e Bertolucci, quello bello e tenebroso, era lui, Tonino Zugarelli detto “Zuga”. Zuga si racconta ora per la prima volta, non solo offrendo, dopo un silenzio di quarant’anni, il suo punto di vista su quella mitica stagione sportiva, ma anche disegnando la complicata parabola di una vita costellata di difficoltà e delusioni, che però non gli hanno impedito di rialzarsi e continuare per la sua strada. Un libro che per un’intera generazione ha il sapere agrodolce dei ricordi d’adolescenza, e che tratteggia, sullo sfondo dell’autoritratto schietto e coinvolgente dell’uomo e del tennista, un’Italia e uno sport che oggi sembrano, nel bene e nel male, lontani anni luce.
GLI AUTORI
Tonino Zugarelli Nato a Roma nel 1950, ha legato la propria fama sportiva soprattutto alla sua costante presenza nella squadra della Nazionale italiana di tennis che si aggiudicò la Coppa Davis nel 1976: conquista a cui diede un fondamentale contributo quando fu schierato come singolarista a fianco di Adriano Panatta nella vittoriosa trasferta sull’erba di Wimbledon contro l’Inghilterra. Nel 1977, anno in cui raggiunse la diciannovesima posizione nel ranking mondiale, sfiorò la vittoria degli Internazionali d’Italia, per poi essere sconfitto in finale da Vitas Gerulaitis. Oggi vive nella campagna romana e continua a insegnare tennis.
Tonino Zugarelli Nato a Roma nel 1950, ha legato la propria fama sportiva soprattutto alla sua costante presenza nella squadra della Nazionale italiana di tennis che si aggiudicò la Coppa Davis nel 1976: conquista a cui diede un fondamentale contributo quando fu schierato come singolarista a fianco di Adriano Panatta nella vittoriosa trasferta sull’erba di Wimbledon contro l’Inghilterra. Nel 1977, anno in cui raggiunse la diciannovesima posizione nel ranking mondiale, sfiorò la vittoria degli Internazionali d’Italia, per poi essere sconfitto in finale da Vitas Gerulaitis. Oggi vive nella campagna romana e continua a insegnare tennis.
Lia Del Fabro Nata a Treviso, laureata in Economia a Pavia, dopo aver lavorato in numerose aziende nel settore dei rapporti internazionali, dal 2008 ha collaborato con la Soprintendenza per il Polo museale romano per l’organizzazione di eventi d’arte. Attualmente vive a Roma e lavora come giornalista pubblicista freelance
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