Il sicariato è una piaga sociale in Sud e Centro America.
Sale il costo del riso, dello zucchero, della farina, l’unica cosa che scende è il prezzo della morte. In Guatemala, per esempio, due anni fa per far uccidere qualcuno occorrevano 100 quetzales (10 euro), oggi ne bastano 50. Si uccide per entrare in una banda, per colpire un gruppo di cittadini, per conflitti sentimentali. Si ammazza per cacciare un contadino da una terra che lavora da decenni. Decine di imprese e gruppi di potere utilizzano gli assassini a basso costo per mutilare la lotta in difesa del territorio. Sfrattare comunità indigene dalle loro terre e ammazzare quel contadino che non abbassa la testa è una prassi da 500 anni in Centro-America. Cambiano soltanto modalità e attori. I primi a farlo furono i Conquistadores, poi i militari, ora le imprese multinazionali e non, che utilizzano gli uomini della sicurezza privata, macabra forma di legalizzazione del sicariato, per intimidire, uccidere, torturare e indebolire la lotta popolare.
AUTORE Alessandro di Battista lavora da diversi anni nel settore della cooperazione internazionale compiendo missioni in Congo e Guatemala. Nel 2010 parte per l’Argentina con un biglietto di sola andata. Viaggia due anni in autostop per tutto il Sud America (dalla Terra del Fuoco a l’Havana) raccogliendo materiale sui conflitti sociali e sulle lotte indigene e contadine. Lo scorso giugno parte alle ricerca delle origini del fenomeno del sicariato. In Guatemala, Panama, Colombia e Ecuador intervista ex-guerriglieri, narcos, trafficanti di armi e decine di uomini e donne che rischiano la vita per lottare contro le politiche neo-coloniali e il crimine organizzato. Il risultato di questa indagine è “Sicari a cinque euro” il suo primo libro.
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