L’illusione della crescita
Perché le nazioni possono essere ricche
senza rinunciare alla felicità
di David Pilling
L’imperativo della nostra economia è la crescita, costante, continua, il metro con cui giudichiamo il valore delle società. Il PIL ne è il parametro principale: uno specchio magico che dice quanto le economie sono belle e produttive, oggi più che mai. Se però si ha il coraggio di guardare gli strumenti usati per misurare la crescita con lucidità si scopre una realtà ben diversa. Se il prodotto interno lordo fosse una persona, sarebbe miope e non priva di difetti: apprezza le guerre e la produzione di armi per sanare i danni dei conflitti; la criminalità non lo disturba se significa pagare corpi di polizia nutriti; se la cava benissimo a contare la produzione di sbarre d’acciao e mattoni, ma è davvero scarso nel calcolare beni immateriali come un taglio di capelli, una seduta di psicoanalisi o qualsiasi attività che non comprende un passaggio di denaro. L’illusione della crescita è un viaggio attraverso le economie mondiali e gli strumenti imperfetti usati per misurare la produttività, che generano politiche sbilanciate verso una crescita aggressiva senza curarsi degli effetti devastanti sulla natura o sulle fasce più deboli della società. Per uscire da questa spirale negativa Pilling propone nuovi parametri per misurare la ricchezza, ponendo l’accento non sulla dimensione di un sistema economico ma sulla sua qualità.
AUTORE David Pilling è stato inviato e redattore del Financial Times per venticinque anni. Attualmente è il responsabile per l’Africa e uno degli editorialisti fissi del giornale; in precedenza è stato il responsabile per l’Asia, realizzando servizi in tutto il continente.
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