Infiniti interismi, dal Triplete a oggi (sperando finisca allo stesso modo) Dopo aver vinto tutto, abbiamo lasciato spazio ad altri. Ma dopo otto anni dobbiamo prenderne atto: a vincere la Champions penseremo noi. (dal Corriere della Sera) di Beppe Severgnini

severgnini-infiniti-interismiInfiniti interismi
dal Triplete a oggi (sperando finisca allo stesso modo)
di Beppe Severgnini
Rizzoli Editore
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Infiniti interismi, dal Triplete a oggi (sperando finisca allo stesso modo)
Dopo aver vinto tutto, abbiamo lasciato spazio ad altri. Ma dopo otto anni dobbiamo prenderne atto: a vincere la Champions penseremo noi

L’Inter è una forma di allenamento alla vita. La partita con l’Empoli — domenica 26 maggio 2019, giorno delle elezioni europee, San Siro pieno e commovente — non entrerà nella storia del calcio. Ma in quella dell’Inter e degli interisti, sì. Acciuffare la Champions League a nove minuti dalla fine del campionato — esattamente com’era accaduto nel 2018, all’Olimpico contro la Lazio — dopo aver segnato un gran gol, preso un gol da polli, sbagliato un rigore, bruciato Icardi, ritrovato brevemente Nainggolan, ammirato e detestato Keita, temuto Dalbert (una reincarnazione di Grešco?), santificati Handanovic, D’Ambrosio e la traversa. Serata angosciosa? Ma no! Surreale invece, appassionante e a suo modo indimenticabile. Non possiamo cantare Pazza Inter e poi pretendere una squadra normale. Non è stata un’avventura folle — splendida, ma folle — quella che ci ha condotto dalla catastrofe del 5 maggio 2002 alla gioia perfetta del 22 maggio 2010? Dalla sconfitta umiliante dell’Olimpico di Roma, costata uno scudetto che mancava da molto tempo, alla vittoria della Champions League al Bernabeu di Madrid, che coronava il Triplete. Un’epopea che sono orgoglioso di aver raccontato, con ironia — il nostro marchio di fabbrica — e, spero, con passione nei quattro volumi degli Interismi (2002, 2003, 2007 e 2010), raccolti poi nel Manuale del perfetto­interista (2011). Otto anni fa. Mi sembrava un bel momento per chiudere. Avevo raccontato l’Inter quando era più difficile: nel disastro e nel trionfo. Due impostori, come diceva Rudyard Kipling, che bisogna trattare con distacco.

AUTORE Beppe severgnini (Crema, 1956) è editorialista del “Corriere della Sera” e contributing opinion writer per “The New York Times”. Ha scritto a lungo per “The Economist”. Tutti i suoi libri sono bestseller, da Inglesi (1990) a La vita è un viaggio (2014). La testa degli italiani (2005) è tradotto in quindici lingue. Bsev ha ricevuto alcuni premi e detiene una sola presidenza, quella dell’Inter Club di Kabul.