Cabaret Italia.
Italiani e post-italiani, il meglio del giornalismo di Berselli
di Edmondo Berselli
pubblicato da Mondadori
€ 16,90
«Il giornalismo non è affatto un mestiere nobile. È azzardo, intelligenza, cinismo, amore per i particolari, spregiudicatezza. Il giornalismo è un lavoro, è assiduità. Si migliora scrivendo, non distillando rari concetti dall’empireo di un lessico illuminato dalla divina ragione No, non credo che si possa smettere di essere giornalisti. Si è giornalisti perché si è curiosi. E la curiosità non finisce mai, credo.» È questo che pensava Berselli della sua professione. Lui che a un certo punto della vita ha deciso che avrebbe «lavorato con la carta stampata, non importa che si trattasse di giornali o di libri».
In occasione del decennale della sua scomparsa, avvenuta l’11 aprile 2010, Cabaret Italia raccoglie il meglio della produzione di uno tra i più eclettici e vivaci intellettuali degli ultimi quarant’anni, tra articoli per giornali e riviste – «la Repubblica» e «L’Espresso» in particolare -, estratti da libri e alcuni inediti. Con uno stile allegro, ironico e lucidissimo, inconfondibile e inimitabile, sempre diretto e mai imparziale, ma privo di moralismi, quello che ci lascia in eredità è uno straordinario ritratto degli italiani, in bilico tra una psicologia arcaica e comportamenti post-moderni.
Edmondo Berselli descrive un’Italia deideologizzata, demoralizzata, un Paese da talk show confusionario, in cui sentimentalismo e ferocia, le caratteristiche di sempre, vengono proiettate in una dimensione che non è vera né falsa, è iper-reale. Dentro c’è tutto: la politica, lo sport, il costume. Passando, senza ombra di snobismo, dalla cultura «alta» a quella «popolare», dai temi «spinosi» di tasse, tartassati ed evasori, da Prodi, Berlusconi e Grillo, dalla Fallaci e Pasolini, da Moggi e Calciopoli, giù giù fino al Festival di Sanremo e al «Grande Fratello». E sempre senza sconti per nessuno. Severo con gli altri, come sapeva essere con se stesso. Uno scrittore in grado di mettere nero su bianco le abitudini, le manie, gli errori, ma anche i sogni degli italiani, di una società in continuo mutamento, che non gioca più la schedina e che fa troppe poche vacanze. Un’Italia da ridere su una cultura da piangere. La nostra.
AUTORE Nasce a Campogalliano, in provincia di Modena, da famiglia di origini trentine. Si laurea in pedagogia e sposa Marzia Barbieri. Nel 1976 è correttore di bozze alla casa editrice il Mulino, a Bologna dove cresce professionalmente arrivando fino alla direzione editoriale che poi lascia nel 2000. Dopo la sua uscita dall’editrice è stato direttore della rivista Il Mulino dal 2002 al 2008. Parallelamente all’impegno nella casa editrice si svolge la sua carriera giornalistica. Nel 1986 è chiamato a collaborare come editorialista alla Gazzetta di Modena dal direttore, Pier Vittorio Marvasi. Viene poi assunto dal Resto del Carlino nel 1988 fino al 1994, quando passa al Messaggero (1994-1996), poi alla Stampa (1996-1998) e dopo al Sole 24 ore (1998-2003). Negli ultimi anni della sua vita ha scritto su la Repubblica, sempre nelle vesti di editorialista, e ha collaborato anche col settimanale L’Espresso curando una rubrica di critica televisiva. (wikipedia)
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