Triste caduta di stile di Ilda Bocassini. Sono molti gli amanti della legaltà intesa come come principio ispiratore della vita comune e riportato alle cose quotidiane, e questi per la maggior parte sono anche estimatori del lavoro condotto negli anni dalla Bocassini magistrato. La si può condividere o meno, ma si deve riconoscere che Ilda la rossa è stata…massimo.demuro@iltrovalibri.it

La stanza numero 30
di Ilda Boccassini
Feltrinelli Editore
€ 19,00

…ispirata per tutta la vita da quello che si chiama in gergo lo schema “Capone” inteso come Al Capone. Si è convinti della colpevolezza di un individuo e si cerca di inquisirlo in tutti i modi anche per atti diversi da quelli per cui lo si vorrebbe condannare. Capone mandante pluri omicida venne condannato per evasione fiscale. Lei ha applicato questo teorema alle vicende dell’imputato Berlusconi per trent’anni e alla fine Berlusconi è stato condannato per evasione fiscale. Tra le accuse che gli sono state mosse nel corso degli anni non sono mancate quelle legate alla vita privata forse dissoluta del tycoon televisivo italiano. Dopo aver passato tutto questo tempo con il ditino inquisitore alzato verso l’imputato e poi per vendere un libro e per sistemare la propria liquidazione e pensione di anzianità è poco onorevole vendersi un pezzo di intimità rubata e coinvolgendo una persona come Giovanni Falcone in una vicenda da cui lui non può prendere le distanze. Poco onorevole dottoressa Bocassini. In questo concordo con la collega Barra, per qualche spicciolo non è corretto macchiare la grandezza di una persona ormai entrata nella leggenda con una debolezza umana non verificabile. Che tristezza. massimo.demuro@iltrovalibri.it

Arrivata nel 1979 alla procura di Milano, Ilda Boccassini capisce subito che la vita non sarà facile. Raccogliendo il palese malumore dell’allora procuratore, il “Corriere della Sera” commenta il giorno stesso che “il lavoro inquirente poco si adatta alle donne: maternità e preoccupazioni famigliari male si conciliano con un lavoro duro, stressante e anche pericoloso”. Inizia così per “Ilda la rossa” un corpo a corpo dentro e fuori la procura, che durerà fino al giorno della pensione, nel dicembre 2019. Il lavoro è duro, certo, ma entusiasmante già dal primo periodo, a partire dai successi ottenuti insieme a Giovanni Falcone nell’indagine “Duomo connection”, che svela la presenza di Cosa nostra a Milano. Fino al giorno in cui tutto finisce e tutto comincia: il 23 maggio 1992, lo squarcio sull’autostrada, la strage di Capaci. Si parte allora per la Sicilia, bisogna indagare su quelle morti, sconsigliata da tutti, perseguitata dal senso di colpa per i figli lasciati a Milano. Ma è necessario capire, dare giustizia. Il ritorno in procura, nella stessa stanza numero 30, è già Seconda repubblica e sarà segnato dai processi Imi-Sir, Lodo Mondadori, “Toghe sporche”, che la portano ad affrontare anche Silvio Berlusconi, fino agli anni duemila con il caso Ruby. E con quei processi, l’inizio di una campagna d’odio che dura da decenni.
Queste pagine ripercorrono gli avvenimenti da uno straordinario punto di vista: quello di una donna libera, sotto la toga e nella vita che ha scelto, con la forza di pochi e la fragilità di tutti.
“è stata la mia vita e spetta solo a me decidere cosa farne.”
Per tanti simbolo di giustizia e modello di donna, per altri nemico politico. Il magistrato racconta la sua storia: dalle indagini sulle stragi mafiose del 1992 ai processi con imputato Silvio Berlusconi, un racconto che rivela molto delle vicende italiane degli ultimi trent’anni. Un libro sincero e coraggioso, che non fa sconti a nessuno.

Autrice Ilda Boccassini è stata procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Milano.