di Valentina Misgur
Bompiani
«Un libro che con intelligente ironia prende in giro e smaschera le assurdità di ogni integralismo e la mancanza di ragionevolezza delle scelte più estreme...»
Un libro che con intelligente ironia prende in giro e smaschera le assurdità di ogni integralismo e la mancanza di ragionevolezza delle scelte più estreme.William vive con il nonno Omero nell’unica casa non intelligente del quartiere: niente domotica, porte che ruotano sui cardini, libri di carta e un oggetto probitissimo: un ricettario! Sì, perché dalla proclamazione del Grande Editto atti di crudele cannibalismo come cogliere, tagliare o, per carità, mangiare pesche, melanzane, fragole, pomodori e così via sono non solo vietati per legge, ma ritenuti veri e propri comportamenti abominevoli: i vegetali hanno pari dignità di persone e animali. I Dodici, attraverso il tempio della Grande Pesca e i funerali rituali dei frutti morti, tengono sotto controllo la fede della popolazione, e la popolazione stessa, e William non può certo confidare che conosce a memorie testi sadici come le ricette per preparare confetture che il profumo dei pomodori che vengono cremati gli provoca una forte acquolina. Ma le cose cambiano quando il nonno Omero decide che è arrivato il momento di fare assaggiare per la prima volta al nipote una pera. Una pera viva. E di aprirgli gli occhi sul mondo in cui vive.
“Però ci vai spesso al tempio, ti ho visto anche parlare con la Grande Pesca.” William arrossì. Non poteva dirlo nemmeno al suo migliore amico, ma davanti all’altare della Grande Pesca lui non pregava, recitava la ricetta della marmellata che sapeva a memoria da quando era piccolo. La chiedeva sempre al nonno prima di addormentarsi, e Omero gliela leggeva ogni sera. “Non parlo con la Grande Pesca. Rifletto tra me e me di cose mie. E ci vado spesso perché mi piace da morire il profumo.” Questo era vero, ma di certo William non poteva confessare che annusandolo si perdeva in fantasie cannibali, fantasie che nessuna persona normale avrebbe dovuto avere, dopo il Grande Editto. Ormai erano arrivati davanti al Palazzo dei Dodici. Come sempre, a partire dalle sette di mattina il portone d’accesso ai giardini era spalancato, e le guardie d’estate lanciavano occhiate distratte alla folla che entrava. Si erano già tutti radunati nei Verdi Pascoli, alcune persone a testa bassa, altri persi nella contemplazione degli alberi da frutto poco lontani. I sacerdoti stavano benedicendo le carriole di pomodori. Un peschino si era avvicinato al Grande Sacerdote per avvertirlo che i forni erano pronti. A William si riempì la bocca di saliva.
Valentina Misgur è nata ad Alessandria nel 1970. Ha studiato Architettura a Genova, dove ha vissuto per dieci anni. Nel 2007 è stata finalista del premio Calvino e nel 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo per ragazzi con Edizioni EL, Trovami un giorno. Ora vive e lavora a Bologna, dove si occupa di narrativa, architettura e progetti culturali.
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